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La meštra (La Maestra)


La meštra era una donna che si prendeva cura per quasi tutta la giornata dei bambini non inferiori a due anni. Le mamme ed i piccoli si avviavano a gruppi verso le case delle maestre: monache di casa o vergini in capillis (come si legge in vecchie carte), le quali avevano il compito di sorvegliare i piccoli, mentre i genitori erano nei campi.
Vestivano queste donne, per lo più zitelle di età avanzata o vedove o pinzochere, con lunghe gonne oscure, pesanti e glissate, con giubbetto sopra il quale cadeva, davanti, dagli omeri, sopra il petto ed a pizzo fino alla vita, un fazzoletto bianco; al collo portavano un laccetto di crine che teneva alle estremità gli occhiali a pinza cerchiati d’ottone lucido come oro (…). La meštra aveva al suo lato, posta con la cima per terra, una lunga canna, lunga tanto da poter toccare tutti i bambini, ad uno ad uno: era il suo segno di comando quel bacchettone di canna.
Era compito della meštra insegnare ai bambini l’educazione, le poesie per Natale e Pasqua e le preghiere. Alle ragazze già mature le meštre insegnavano loro l’arte del cucito e del ricamo.

Tratto da L’utile canna. R. Jurlaro, Galatina, Congedo, 1974.

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