Sotto entrambi questi titoli sorge una chiesa distante circa 50 metri dall’abitato, situata a nord-est dello stesso, quasi a metà del percorso che da S. Eligio conduce al Fonte Pliniano. La sua esistenza risale a un’epoca antichissima, come attestano due manoscritti, Saracino e Schiavoni, nelle rispettive storie di Manduria. Quest’ultimo scrive: “… La Chiesa della Vergine Annunziata… di fabbrica e pennello greco, risale ai tempi della Manduria cristiana…”.
Il Saracino, inoltre, commenta riguardo all’affresco rappresentante l’Ecce Homo, ormai perduto, che venne alla luce durante i lavori di restauro della chiesa nel 1895. In questa chiesa è venerata un’immagine dell’Ecce Homo, ritenuta miracolosa, che riceve continue manifestazioni di devozione da parte della popolazione locale e per cui si attribuiscono molte grazie. Nella chiesa si osserva anche un antico dipinto, sebbene in mediocri condizioni, raffigurante S. Liborio. Vi sono inoltre due quadri: l’Annunciazione e Cristo alla colonna, dipinti (o forse ridipinti) dall’artista dilettante Giovanni Daggiano, soprannominato “Regina Checca”, che molti ancora ricordano.
Una porzione dell’antica muraglia, visibile ancora oggi a nord, rifatta più volte, testimonia l’antichità della cappella, costruita grazie alle oblazioni dei fedeli. All’interno della chiesetta si trova una tela che rappresenta l’Annunciazione della Vergine Maria (1842), opera di G. Filotico. Rinnovata, la vecchia chiesa dell’Annunziata oggi si presenta come un dignitoso tempio, in cui si celebra ogni anno, il 25 marzo, la festa della Vergine. La chiesetta è mantenuta decorosamente grazie alle cure di un devoto abitante della zona.
Bibliografia: Padre D. Saracino nel suo manoscritto “Antichità di Manduria” . G. Schiavoni Cronaca Inedita. L. Tarentini, Manduria Sacra. Ristampa Barbieri Editore. Anno 2000.