Chiesa della SS. Croce e Camposanto vecchio.

Chiesa della SS.ma Croce e Camposanto vecchio.

La chiesetta della SS. Croce fu eretta prossima al convento degli ex Cappuccini, ora chiamata del Camposanto Vecchio. Si trova a nord della città, presso il quadrivio che conduce a S. Pietro Mandurino, al Fonte Pliniano, a Manduria e al convento dei Minori Osservanti. La chiesa della SS. Croce oggi è inglobata nel Parco Archeologico ed è stata riconvertita in centro di lettura e museo.

Due distinti signori, Felice Sala e Bonaventura Ferrara, si occuparono della costruzione della chiesa nel 1690, avendo ottenuto il necessario consenso dal capitolo e la somma occorrente dall’Università. La chiesa fu intitolata alla SS. Croce perché, come scrisse il P. Saracino, “… dentro questa chiesa vi è una croce di legno pesantissima, che, senza alcun sostegno, nella sua prima fondazione vi fu portata da un padre cappuccino di S. Vito sopra le sue spalle…”.

La chiesa è composta di una sola navata di forma rettangolare, lunga 12 metri e larga 9. Dispone di un pulpito e di una campana, sebbene rotta. Aveva due altari: il maggiore, ancora esistente, e uno sul lato sinistro dedicato ai Santi Marco Apostolo e Biagio V. e M., come indicava un affresco raffigurante i suddetti santi. Quest’ultimo altare ebbe però breve durata, poiché fu demolito per creare più spazio all’interno della chiesa. L’altare maggiore, situato di fronte alla porta principale, è dedicato ai SS. Innocenti, mentre un tempo era consacrato alla SS. Croce, come testimonia un antico affresco che rappresenta la deposizione del corpo santissimo di Gesù Cristo dalla croce; ora quella pittura è nascosta da un quadro su tela raffigurante la Strage degli Innocenti e la fuga in Egitto della Sacra Famiglia. All’interno della chiesa vi è anche la statua di S. Rocco.

Attiguo alla cappella della SS. Croce (già sede dell’omonima congrega) vi era un cimitero, e la chiesa fu adibita a deposito mortuario. Un decreto reale proibì la tumulazione nei sacri templi, obbligando il Comune salentino a dotarsi di un Camposanto; fu quindi richiesto ai Padri Cappuccini un pezzo di terreno a est della chiesa, del quale gli stessi si presero cura fin da quando la congrega della SS. Croce si trasferì altrove, dove si costruirono le necessarie tombe.

Nel 1865 il colera desolò Manduria a tal punto che le tombe del Camposanto si rivelarono insufficienti a contenere i cadaveri, e si ricorse perciò a quelle esistenti nella chiesa dei Cappuccini. Il cimitero fu quindi chiuso per motivi di igiene pubblica e il deposito mortuario venne affidato a un vecchio frate cappuccino; nel frattempo si procedette alla costruzione di un nuovo Camposanto.

Bibliografia: Padre D. Saracino, Breve descrizione dell’antica città di Manduria, oggi Casalnuovo. Manoscritto del 1741. L. Tarentini Manduria Sacra, ristampa Barbieri Editore. 2000. C. Schiavoni, Il Colera a Manduria. Cronache e Maldicenze. Manduria, 1886.