L’antico Osanna di Uggiano Montefusco.
Gli Osanna sono colonne o pilastrini in pietra o tufo, spesso collocati al centro di antichi incroci stradali. Alti e slanciati, questi monoliti di pietra rappresentano le forme più antiche, forse derivanti da primordiali pietrefitte antichissime, i cosiddetti menhir (dal bretone “men” = pietra e “hir” = lunga), innalzati dai nostri progenitori tra l’Eneolitico e l’inizio dell’età del Bronzo (III-I millennio a.C.) in ossequio alle loro credenze pagane. La nuova fede cristiana non li distrusse, ma li trasformò, apponendo in cima il segno della croce e legandoli ai riti della Settimana Santa. Anche il nome, “Osanna” (dal termine ebraico che significa “Salva, o Signore”), riflette l’antica vocazione spirituale e diventa un simbolo di armonia e protezione. . Il luogo destinato ad accogliere il simbolo dell’armonia della difesa fu nominato Hosanna, vocabolo che spiega la gioia e la festa che si fece a Gesù Redentore entrando in Gerusalemme.
Un esempio di Osanna si trova alla periferia di Uggiano Montefusco, vicino alla chiesetta di Sant’Eligio. Si presenta come un alto pilastrino dai bordi sagomati, montato su un’ampia base, sormontato da un capitello con croce in ferro e un ramo d’olivo benedetto. Situato a un incrocio di vecchie strade dirette verso la Marina e il sito rurale di Bagnolo, questo Osanna rappresenta un punto di incontro tra fede e commercio, poiché anticamente qui si teneva una fiera del bestiame, appena fuori dal borgo antico.
In una pianta seicentesca di Manduria, si vede un altro Osanna, posizionato nel centro dell’attuale villa comunale, tra via XX Settembre e la chiesa di San Francesco, nei pressi di Palazzo Gigli. Alta circa tredici metri, questa colonna fu poi arricchita con la scultura dell’Immacolata, in segno di ringraziamento per la protezione concessa durante il terremoto del 1743. Tuttavia, nel 1882, quando iniziarono i lavori per la costruzione dei giardini pubblici, la colonna fu abbattuta. Durante una notte di maggio, la statua della Madonna fu misteriosamente rimossa dalla colonna e ritrovata vicino al Calvario, mentre il piedistallo che la sorreggeva scomparve senza lasciare traccia. Non è ancora noto se l’abbattimento facesse parte dei piani dell’Amministrazione comunale o fosse opera di ignoti.
Con la scomparsa della colonna sacra, anche Largo Osanna perse la sua identità, svanendo insieme al rituale che vi si celebrava. Per tradizione, i pastori si radunavano qui prima della transumanza verso la Lucania, sacrificando un vitello in segno di buon auspicio, per poi offrire la carne ai presenti. Largo Osanna, un luogo evocativo di antiche tradizioni popolari e sentimenti religiosi, cedette infine il posto a una nuova struttura destinata a rappresentare la mondanità cittadina, cancellando un pezzo di storia e di fede popolare.
Bibliografia: Walter Pasanisi. Liberamente – Quindicinale di Informazione, Attualità e Cultura. Anno II. N.10. P. Tarentini, Liberamente – Quindicinale di Informazione, Attualità e Cultura. Anno XV. N 3. L. Tarentini, Manduria Sacra – Nuova edizione… Barbieri Editore. 2000.