Fiume Boraco o Borraco.

L’Ostone di Borraco, che tende a insabbiarsi vicino al litorale durante i periodi di scarsa piovosità, è preceduto da un ampio vallone interno che si addentra profondamente. Tra questo corso d’acqua e il mare si trovano tratti retrodunali di carattere acquitrinoso, spesso attraversati da alvei torrentizi più o meno profondi che scendono verso la costa. Il fiume Boraco è alimentato da numerose piccole sorgenti situate a nord di una vasta pianura coltivata a ortaggi, i cui rivoli confluiscono in due rami che si uniscono formando un unico corso d’acqua, conferendo al fiume la tipica forma a Y. La presenza umana risale a tempi remoti, come testimoniano frammenti di ceramica d’impasto risalenti all’età neolitica. Gli scavi effettuati a est della torre hanno rivelato ceramica impressa, incisa, graffita e ceramica dipinta con bande rosse, oltre a tracce di un fossato, resti di intonaco di capanna, frammenti di selce, ossidiana e punteruoli.

La gestione di un mercato che si teneva in questa località nei primi tre giorni di aprile, quando i pellegrini si recavano al santuario di San Pietro in Bevagna per ottenere l’indulgenza plenaria, fu al centro di una lunga disputa legale tra tarantini e oritani, il cui territorio era diviso dal fiume Boraco. Testimonianze importanti della presenza umana fino al Settecento includono la torre di guardia e una grande vasca per la macerazione delle fibre vegetali come il lino e per lavare la lana. Prima dell’uso, il lino veniva macerato in “piloni” campestri con acqua piovana o nelle acque sorgive del fiume Boraco, dove veniva immerso e pressato per circa una settimana sotto grosse pietre, finché non fosse pronto per la lavorazione.

La vegetazione lungo questo fiume, rigogliosa per tutta la sua lunghezza, è quella tipica dei corsi d’acqua dolce, e risulta quindi molto diversa da quella del circostante territorio arido. La pianta dominante è la canna di fiume. Molti tratti del fiume sono coperti da una vegetazione a foglie galleggianti; più avanti, alcuni trulli interni e una casamatta costiera delineano un habitat litoraneo dei primi del Novecento, caratterizzato nei suoi elementi rurali e bellici.

Bibliografia: Manduria… terra di vini, di sole, di mare e di antichi monumenti. A. Pasanisi, Produzione Tessile e industrializzazione del Territorio di Taranto nel XVII secolo. Provveduto Editore. R. Jurlaro, L’utile canna. Congedo Editore. P. Tarentini, Liberamente -Mensile di informazione, attualità e cultura. Anno XIV. N. 11. Merodio. Storia di Taranto 1865. G. Marciano, Descrizione, Origini e Successi della Provincia di Otranto