Il Fiume Chidro: tra natura carsica e leggende del salento.

La natura carsica del Salento non facilita la formazione di corsi d’acqua superficiali; tuttavia, l’acqua che si infiltra in profondità riemerge attraverso sorgenti subacquee e subaeree. Alcune di queste sorgenti alimentano i fiumi perenni Chidro e Borraco, due tra i pochi corsi d’acqua del Salento che, grazie alla loro unicità, hanno acquisito nel tempo una rilevanza economica e storica significativa. Lungo le loro rive, infatti, si sono svolte e continuano a svolgersi attività fondamentali per le comunità locali.

Nelle antiche mappe, il Chidro è indicato come luogo di pesca e riserva d’acqua per vari scopi, probabilmente anche per alimentare un mulino, essendo indicato con il nome “Molendino.” Il fiume, alimentato da due vasche leggermente interne, scorre placidamente lungo un litorale manduriano silenzioso e suggestivo. La vegetazione rigogliosa che lo costeggia è caratteristica dei corsi d’acqua dolce, in netto contrasto con il territorio circostante, arido e brullo. La pianta dominante è la canna di fiume, e in molti tratti l’acqua è ricoperta da una fitta vegetazione galleggiante.

Il fondale del fiume è costituito da sabbia finissima, punteggiata qua e là da dense colonie di alghe verdi che si ergono verso la superficie. Chi si immerge nelle sue acque scopre come il Chidro somigli a un piccolo lago formato da tre depressioni, con profondità variabili tra i 6 e i 12 metri. Le sponde sono in gran parte ricoperte da una folta vegetazione palustre che, in alcuni tratti, emerge anche dall’acqua, mentre in altri sono delimitate da muretti a secco. Nella conca più profonda e affascinante, si possono osservare crateri naturali da cui sgorga una grande quantità d’acqua. Questa emerge con tale forza da creare singolari movimenti del fondale, che appare quasi ribollire. Le fenditure nel fondale sono profonde, e chi le osserva è portato a immaginare che si estendano fino alle viscere della Terra, una credenza popolare che aggiunge fascino e mistero.

Nel fiume vive una varietà di specie ittiche, dalle anguille ai piccoli cefalotti, fino alle curiose bavose e alle sanguisughe. Le correnti piegano le fitte “foreste” di alghe che tentano di ostacolare il corso dell’acqua verso la foce. Notevole è anche l’equilibrio termico tra l’acqua sorgiva e quella che scorre verso il mare.

Per i manduriani, il Chidro è un fiume leggendario, nato, secondo la tradizione, dalle lacrime versate da San Pietro per espiare il tradimento di Cristo. Si racconta che con le sue acque l’apostolo guarì dalla lebbra e battezzò Fellone, il re di Felline, un antico borgo situato sulla strada tra Casalnuovo (antico nome di Manduria) e il mare. In memoria della presenza di San Pietro, fu costruito un piccolo santuario, meta di pellegrinaggi e origine di una processione penitenziale che, nei periodi di grave siccità, si svolge per invocare la pioggia. Tutto, nella zona, si lega al suo nome: le “Orecchie di San Pietro” sono alcune conchiglie locali, e la “Barba di San Pietro” alcune alghe. Nelle cronache storiche, questo fiume è indicato con i nomi Vania, Bania o Babania: termini antichi che sarebbero alla base del toponimo “Bevagna,” poi esteso a denominare l’intera contrada. Poco distante dalla sorgente, l’alveo riceve a destra il canale di bonifica denominato “Tamari,” che convoglia una modesta quantità di acque freatiche insieme ad altre abbondanti acque sorgive.

Nel 1092, il duca Ruggero, figlio di Roberto il Guiscardo, donò ai monaci benedettini del monastero di Aversa dodici chiese, tre monasteri, otto borghi e vaste estensioni di terra, incluso il santuario di San Pietro in Bevagna.

Scorre lu Chidru e mazzica lu cori e mi ssumeju litratti com’era: no ssi ni ddonunu ca stai ca mori, comu nu ecchiu quann’arria la sera.

Il fiume Chidro è un corso d’acqua di circa 300 metri che nasce tra il fiume Borraco e Torre Colimena, per poi sfociare nel Mar Ionio. La sua importanza deriva dalla rarità delle sue caratteristiche idrografiche e dalle numerose leggende popolari a esso associate. Oltre al significato folkloristico, rafforzato da racconti come quello dell’ipotetica assenza di fondo nella vasca di raccolta dell’acqua, la Foce del Chidro possiede anche un valore archeologico, grazie alla scoperta di numerosi sarcofagi marmorei, probabilmente di epoca romana, nei pressi della sorgente. Considerata la natura calcarea del territorio, l’esistenza stessa della Foce del Chidro rappresenta un grande interesse per gli studi idrogeologici, oltre a costituire un habitat ideale per una flora e fauna specifiche, come attestato dall’Istituto Nazionale di Botanica.

Bibliografia: Manduria… terra di vini, di sole, di mare e di antichi monumenti. Sotto il cielo della Riserva Naturale del Litorale Tarantino Orientale. G. Lunardi o.s. b., B. Tragni, S. Pietro in Bevagna nella storia e nella tradizione – Regione Puglia C.R.S.E.C. TA/55 Manduria. 1993. A. Dimitri, San Pietro in Bevagna nel cuore e nella storia. Provveduto Editore. A. Dimitri , Manduria non solo storia… Provveduto Editore.  A. Trono, Liberamente – Mensile di Informazione, Attualità e Cultura. Anno XVII – N. 4. P. Tarentini Liberamente – Mensile di Informazione, Attualità e Cultura. Anno III – N. 10. P. Coco, Il Santuario di S. Pietro in Bevagna. Martinelli e Copeta, Taranto 1915.