I due contadini.

C’erano una volta due contadini, marito e moglie, che stavano raccogliendo i fichi in campagna.. Da lì passò il Re, e a vedere quei fichi, gli venne il desiderio, e chiamò il contadino affinché ne desse qualcuno. Il contadino disse: “Certo, Maestà come no!”, e ne raccolse due dall’albero. Ma quello prese una grande cesta e se ne andò. E i due contadini, contrariati, la riempirono. Il giorno seguente si recarono dal Re, per lasciare la cesta di fichi. Quando il Re vide quella cesta colma disse al contadino: “E adesso volete la ricompensa?” “Come volete Maestà”. E il Re diede la stessa cesta piena di soldi. Qualche giorno dopo, in campagna, i due contadini raccoglievano fichi e mele cotogne e la moglie disse al marito: “Che dici che se li portiamo una cesta più grande e la riempiamo anche di cotogni, il Re ci dà la ricompensa? “Mah – disse il contadino – proviamo . Ma portiamogli solo i fichi, che quelli gli piacciono di sicuro, invece non sappiamo  per i cotogni”. E così riempirono una cesta più grande della precedente, e andarono dal Re. Ma le guardie non li volevano lasciar passare. Il contadino allora disse che aveva dei doni per il Re e che lui sapeva che sarebbero venuti.  E il sovrano li fece passare. Quando il Re li vide, li ringraziò e disse: “Scommetto che adesso volete la ricompensa” “Eh! – disse il contadino –  “ci l’hai a piaceri!” (se Vi fa piacere). E il Re disse: “Allora mettetevi uno da uno lato, e uno dall’altro. E quando i due si furono sistemati ai due lati del sovrano, questo prese ad uno ad uno i fichi dalla cesta e li tirò addosso, prima al marito e poi alla moglie. Dopo aver ricevuto la ricompensa, il marito disse: “Hai visto? “Menu mali ca no ma purtatu li cutògnuri ca quiddi erunu stati cchiù tosti! ”. (Meno male che non abbiamo portato le mele  cotogne, che quelle  sarebbero state più dure).

Bibliografia: Walter Pasanisi. Liberamente – Quindicinale di Informazione, Attualità e Cultura. Anno II. N.16. C. Palumbo, Superstizioni, Pregiudizi e Tradizioni in Terra D’Otranto. G. Gigli.