


1. “Fineta” contrada Marina. 2. “Fineta” limitrofa specchia Schiavoni. 3. “Fineta” contrada 300 tomoli.
I menhir, noti in gergo come “finete”, sono monoliti di pietra tufacea di piccole e grandi dimensioni. Questi blocchi, tipici delle campagne del territorio manduriano, si possono osservare lungo i muri a secco che suddividono i terreni. È lungo questi stessi muri che si incontrano i monoliti chiamati “finete”. Essi possono anche trovarsi isolati, ma sempre a breve distanza dai muri a secco. Fin dall’antichità, venivano interrati in punti strategici per delimitare grandi e piccole proprietà, feudi e contee, e, fino a poche decine di anni fa, anche province, comuni e forse aree sepolcrali.
Secondo ricognizioni condotte nel corso di tre anni, nel nostro territorio ne sono state identificate circa 70, “finete” di forme, dimensioni e contrassegni differenti. La Foresta Oritana iniziava dalla foce del fiume Borraco, proprio con una “fineta”. Questo monolite venne rimosso pochi decenni fa durante i lavori di scavo. La stessa area della foresta era delimitata in vari punti da altre “finete”. Ancora oggi, in alcune contrade, grazie alle “finete” disposte lungo i muri a secco, è possibile ricostruire i confini di antiche proprietà, che solitamente avevano al centro masserie risalenti ai secoli XVIII-XIX.
Ai piedi del Monte dei “Castelli” si trova una necropoli, il cui ingresso, fino agli anni ’60, era segnato da tre monoliti, uno dei quali di forma piramidale, mentre gli altri due presentavano una croce incisa sulla parte superiore. Il Tarentini, nella sua opera Manduria Sacra, ci informa che ai suoi tempi erano ancora visibili alcuni confini feudali, i cui limiti, segnati dalle “finete”, erano incisi con le lettere “S.P.”, probabilmente a indicare la grancia di San Pietro in Bevagna. Nel nostro territorio, grazie a pazienti ricognizioni, fino a oggi sono state individuate quattro di queste “finete”. Su altri monoliti simili, scoperti nella zona rurale, si trovano incisioni diverse, alcune delle quali rimandano a simboli antichi e misteriosi.
Le “finete”, grandi o piccole che siano, non sono semplici pietre senza valore. Non si tratta di elementi decorativi per adornare ville, giardini o case di campagna, né di blocchi da modellare a proprio piacimento. Esse rappresentano una parte significativa della cultura agraria e territoriale del nostro passato.
La loro importanza storica e simbolica richiede ulteriori studi e ricerche, che potrebbero svelare altri segreti legati alle nostre radici territoriali, contribuendo così a una maggiore comprensione del nostro patrimonio culturale.
Bibliografia: G. Piccinni, Liberamente – Quindicinale di Informazione, cultura e sport. Anno II. N. 1. Manduria… terra di vini, di sole di mare e antichi monumenti. L. Tarentini, Manduria Sacra.