Nel corso dei secoli, le popolazioni che hanno abitato il territorio di Manduria hanno lasciato tracce significative non solo in superficie, ma anche nel sottosuolo, sfruttando la roccia calcarea. Numerose sono le grotte, i fossati e i piccoli ipogei presenti in città e nel suo circondario. Se gli scavi archeologici effettuati nel territorio manduriano hanno rivelato reperti di valore inestimabile, altrettanto preziosi sono i tesori nascosti nel sottosuolo di Manduria. Sotto la superficie del territorio si trovano sotterranei e cripte, utilizzati un tempo come rifugi durante le guerre di epoche diverse e durante le persecuzioni cristiane.
I cunicoli


Foto 1. Cappella Madonna della Misericordia. Foto 2. Porta di Nettuno
Uno dei più noti sotterranei è quello che si estende per circa quattro chilometri, con larghezze variabili da un metro e mezzo fino a sedici metri. Si trova sotto la cappella della Madonna della Misericordia, dove, a metà della discesa, è presente un frantoio ipogeo abbandonato che, forse, in antichità era anch’esso un “fonte”. Il sotterraneo, situato a ovest del palazzo Gigli (dove un tempo sorgeva la porta di Nettuno), conduce fino alla cappella della Madonna dei Concedi, lungo la strada per Maruggio.
Si ipotizza che il cunicolo sia stato scavato durante l’assedio di Annibale a Manduria, per consentire agli assediati di comunicare con altre persone e di procurarsi beni di prima necessità. Un’altra teoria suggerisce che i primitivi cristiani manduriani abbiano realizzato questa lunga galleria per rifugiarsi durante le persecuzioni dei tiranni. Ancora, si ipotizza che il cunicolo sia stato scavato dai fondatori di Manduria.
Rimane comunque unanime il convincimento che questa galleria sia servita anche come nascondiglio per la popolazione manduriana, in fuga prima dai Saraceni e poi dagli Agareni, quando entrambi gli eserciti distrussero la città messapica.
Oggi la galleria termina sotto il Calvario, essendo stata chiusa per impedire ogni comunicazione con la cappella appartenente alla famiglia Pasanisi-De Raho. Purtroppo, la cripta sotterranea è attualmente inagibile poiché invasa da liquami. Un secolo fa vi si svolgeva la processione delle Vergini per chiedere la grazia, ma questa caratteristica tradizione popolare è scomparsa a causa della progressiva impraticabilità del luogo. Subito dopo l’ingresso ed in Cornu Evangelii, si trova l’ingresso del sotterraneo. … “Vi si scende per un’angusta scala di ben 30 gradini, terminata la quale si trova primieramente una vasca di acqua che scorre dagli strati del muro, e poi un antro rotondo di palmi 20 di diametro, sostenuto nel mezzo da una grossa colonna, con altare, su di cui da posteriore pennello è dipinta la Vergine. A levante si vede tagliata ad arco francese una strada larga palmi 6 e lunga 60, in fondo della quale trovasi una cappella, la quale ha di lunghezza palmi 15 e tredici di larghezza e altezza con un altare dedicato alla Vergine che vi è dipinta. (Nota del Tarentini “Schiavoni, Descrizione di Manduria”.
Un altro tunnel, che iniziava all’interno della dimora della famiglia Zecca, terminava in una grotta chiamata “Lucerna”, situata a circa tre miglia di distanza, verso Masseria Spina.
Nel 1865, nei pressi del palazzo Filotico Imperiale, è stata scoperta un’altra galleria, diretta verso sud-ovest, che probabilmente si congiungeva con quella della Madonna della Misericordia. Inoltre, vi sono due cripte situate quasi all’inizio del sotterraneo, dopo un’ampia area circolare di circa sei metri. Si ipotizza che il lungo percorso di questo sotterraneo si collegasse ad altri passaggi sotterranei, che arrivavano fino alla frazione di Uggiano Montefusco e alle zone dei “Castelli”, con alcune caverne che emergevano in superficie, visibili nella periferia di Manduria. Numerosi altri cunicoli si trovano nel sottosuolo di Manduria, come quello situato nel convento dei Padri Cappuccini, dove vi è una cripta la cui volta corrisponde al suolo ed è ben visibile, anche se purtroppo non si è ancora riusciti a stabilirne il tracciato completo.
Il canale romano “la ora.”
Si trova nella zona sud di Manduria, Taglia in due il rione “Matera” e scorre parallelamente alla via per Lecce. La sua funzione è quella di raccogliere le acque meteo-ricche. E’ il “canale romano”, molto più conosciuto a Manduria come “Ora”.
I “ginnasi”– “cuponi”.
Oltre ai cunicoli, vi sono anche i cosiddetti “ginnasi”, noti da sempre come “Cuponi” (probabilmente un termine dialettale derivato da “cupu“, che significa profondo) o “Cupone”, forse derivato da Canopo, come ipotizzava Filostrato riguardo al quarto Ginnasio di Atene. Esistono due località chiamate “Cupone”: il “Cupone Chiuso” e il “Cupone Aperto” (quest’ultimo, in passato, appartenuto alla Curia Vescovile). Nel Settecento venne misurato il perimetro dei “Cuponi”, che risultò essere di 1.186 piedi italiani, pari a circa 30 metri. I ginnasi erano dotati di bagni e di ogni sorta di attrezzi e arnesi appropriati per la scuola.
Questi luoghi, situati lungo la strada per Lecce, erano anticamente adibiti a palestre per l’addestramento dei giovani soldati. La presenza di due spazi distinti, separati da una grossa muraglia, è probabilmente legata alle divisioni sociali dell’epoca: un “Cupone” era riservato ai giovani aristocratici, l’altro ai plebei. I giovani si addestravano nella corsa, nel salto, nella lotta, nel pugilato e nel lancio del disco, non solo per sviluppare e rafforzare l’energia muscolare, l’espansione del petto e la scioltezza delle articolazioni, ma anche per abituarli alla fatica e prepararli alla resistenza e agli scontri.
Le grotte.


Foto 1. Grotta Lucerna. Foto 2. Lu “Scegnu”.
Plinio il Vecchio menziona il Fonte Pliniano, una caverna in parte naturale e in parte scavata dall’uomo, divenuta emblema della città. Pacelli, in diversi scritti e mappe del territorio manduriano, descrive un fossato in contrada “Paglione”, mentre Michele Greco, in Del genio in riva – lu scegnu, cita altri ipogei, chiamati “scegni”. Di grande importanza è anche il complesso rupestre all’interno del recinto “Iazzo” Maserinò, purtroppo devastato da vandali nel 1992. A breve distanza dalla cappella dedicata a Santa Maria di Bagnolo, lungo il tratturo che unisce la masseria Fiate alla masseria La Spina, si trova la Grotta Lucerna. Il complesso è composto da uno stretto canale, profondo poco più di un metro, che dal tratturo si inoltra in un terreno di proprietà privata. Percorrendo il canale, si accede a una cavità suddivisa in tre ambienti. Il pavimento è costituito da materiale di risulta: pietre irregolari, massi e terra trasportati dalle piogge.
Un sondaggio archeologico eseguito dal prof. Teodoro Caforio per la sua tesi di laurea, agli inizi degli anni Sessanta, ha portato alla luce reperti che permettono di datare l’esistenza e l’uso della grotta almeno al periodo paleolitico. La Grotta Lucerna, dunque, attesta la presenza umana nel territorio fin da quell’epoca, costituendo un elemento rilevante nella storia della comunità uggianese.
Le cripte
La cripta situata nel convento dei Padri Cappuccini, alla quale si accede da un cunicolo, ha la volta corrispondente al suolo ed è ben visibile, anche se purtroppo non si è ancora riusciti a stabilirne il tracciato completo. Nella cripta di San Pietro Mandurino (all’interno del parco archeologico di Manduria), negli anni ’50, Cosimo D’Angela portò alla luce ventisei tombe, databili tra il periodo ellenistico e quello medievale. L’intero complesso è stato datato tra l’VIII e il IX secolo a.C.
Gli ipogei
L’ipogeo di contrada “Poverella” consiste in tre vani comunicanti, tutti di forma quadrangolare ma di dimensioni diverse, scavati interamente nella roccia. Altri ipogei sono stati scoperti nei pressi di Masseria Sant’Angeli, in contrada “Paglione”, Canale S. Nicola, e nelle contrade “Castelli”, “Spicchiarica”, “Pappaferri” e “Pozzi”.
Un altro interessante ipogeo, che fu al contempo fontana, cappella, catacomba e frantoio ipogeo, apparteneva al signor Salvatore Gigli ed è noto come Ipogeo di Santa Maria della Misericordia. La sua planimetria articolata e la disposizione degli ambienti suggeriscono una relazione, sebbene su differenti livelli, tra lo spazio destinato a trappeto e gli ambienti circostanti. La struttura del frantoio ipogeo, infatti, fa pensare a un utilizzo successivo dell’ambiente come trappeto sotterraneo. Si ipotizza che, inizialmente, l’area sovrastante non fosse edificata, e che i carri carichi di olive raggiungessero direttamente la struttura ipogea. Oggi, l’ipogeo è accessibile tramite una botola aperta nel pavimento della cappella, che conduce a un corridoio stretto, dal quale si accede a uno più ampio.
Tutte queste testimonianze, oggi silenziose e celate nel sottosuolo di Manduria, sono preziose tracce di un passato ricco di storia e cultura, che meritano di essere preservate e valorizzate.
Bibliografia: L. Tarentini, “Cenni storici di Manduria antica”. L. Tarentini. Cenni storici di Manduria-Casalnuovo. A. Lopiccoli, Compendio Storico di Manduria. G.B. Arnò, Manduia e Manduriani. Plinio il Vecchio, “Historia Naturalis”. M. Greco, “Del genio in riva – lu scegnu-. Can. G. Pacelli, Gli atlanti cartografici (1764-1811). C. D’Angela, Un saggio di scavo in località S. Pietro Mandurino (Taranto). 1975. E. Dimitri, Un erudito manduriano fra XVIII e XIX sec. G. Attanasio -L. Gennari – N. Morrone – F. Moscogiuri, Quaderni Archeo NN.4-5, marzo 2000. C. De Giorgi, La provincia di Lecce. Bozzetti di viaggi…Ristampa 1975. A Costantini, Manduria Sotterranea… Quaderni Archeo N.1, marzo 1996. T. Caforio, Tesi di laurea… Grotta Lucerna. A. Lopiccoli, Compendio storico di Manduria. Ristampa anno 2000. Provveduto Editore.