In passato, a Manduria, durante i matrimoni c’era sempre un giovane di buona famiglia che accompagnava la sposa, prendendola a braccetto per condurla in chiesa e poi, dopo la cerimonia, al luogo del ricevimento. Questo giovane, scelto appositamente, veniva chiamato “il cacciatore”.
Durante il rinfresco e la festa nuziale, la sposa apriva le danze ballando la pizzica con il cacciatore, il quale, seguendo la tradizione, lanciava manciate di confetti verso di lei, estraendoli dalle tasche piene del suo abito. Quando il ballo finiva, il cacciatore era tenuto a fare un dono alla sposa, che a sua volta invitava il suocero, o un suo rappresentante, a proseguire la danza. Così, uno alla volta, tutti gli invitati si univano al ballo, ciascuno offrendo alla sposa un carlino d’argento (corrispondente a pochi centesimi di euro). Se la sposa era particolarmente bella e attraente, poteva arrivare a guadagnare fino a 150 franchi.
Questa tradizione, oltre a rendere omaggio alla sposa, creava un momento di gioco e allegria tra gli invitati, che gareggiavano per ottenere un ballo con lei. Si racconta che alcune spose portassero per tutta la vita quel carlino d’argento come portafortuna, simbolo di un inizio felice e prospero nella nuova famiglia.