Nel 1600 a Manduria viveva un tal canonico Giuseppe Ricchiuto, il quale, sebbene fosse stimato di eccellente condotta nell’adempimento dei suoi uffici, venne in discordia, non sappiamo il perché, coi religiosi francescani che tanto bene facevano tra ricchi e poveri con la loro opera eminentemente apostolica. Questi fu più e più volte ammonito dai Superiori e dagli amici, ma sempre inutilmente, dei falsi pregiudizi che contro costoro infondatamente ruminava nella mente. Una notte quando il canonico dormiva saporitamente e perciò quando meno se lo aspettava, si vide comparire davanti San Francesco con sopracciglio severo, il quale dopo averlo aspramente rimproverato, lo percosse sulla nuda carne con la corda rude che gli cingeva i fianchi, così forte e così a lungo, che ne riportò lividure profonde e bluastre per molti giorni.
La mattina appresso il canonico si trovò totalmente cambiato di sentimenti; con le lacrime di vero pentimento si gettò ai piedi dei religiosi francescani, chiese umilmente perdono, ritrattò ogni pregiudizio, rimediò al mal fatto, e visse fino alla morte sempre con essi, affezionatissimo, benefattore insigne, e caldo ammiratore delle loro virtù.