Durante tutto il periodo festivo, non era difficile incontrare per le strade di Manduria dei cantastorie o meglio ‘leggi fortuna’. Si trattava di persone oltremodo povere, le quali andavano in giro suonando un organetto a manovella (organetto di Barberìa, strumento mobile e meccanico quasi scomparso), accompagnati da un gruppetto di bambini (scalzi e infreddoliti, a volte loro figli) e da un pappagallo in una gabbietta (…). I bambini avevano una specie di cassetto con dei bigliettini di vario colore, ognuno contenente una ‘veggenza’ del futuro: su richiesta, il pappagallo beccava il bigliettino del colore desiderato, il quale veniva letto al richiedente (…). Il ‘servizio’ richiedeva in cambio soldi naturalmente, ma più frequentemente venivano dati loro un pezzo di pane, una manciata di fichi secchi o altro cibo posseduto dalla famiglia visitata: un piatto di pasta ad esempio, che i piccoli artisti consumavano seduti sui gradini fuori dall’abitazione (…). C’erano anche alcuni suonatori di piffero (ciumara) provenienti da altri paesi che, con lunghe e posticce barbe bianche, a cominciare dall’Immacolata, suonavano girando per il paese e anche per le campagne, fino alle masserie, dove ricevevano del pane fresco o del buon formaggio.
“Liberamente” – Quindicinale di Informazione, Attualità e Cultura .-Anno XIII – Nr. 22 (inserto Contrappunti articolo di Anna Stella Mancino).