Un tempo in Manduria, un uomo che avevaper moglie una donna di poca morale, la quale non contenta del proprio marito, andava a giacere con un frate, ch’ella aveva sempre amato a dismisura; intanto premevale che suo marito diventasse cieco acciocchè potesse operare, senz’essere da lui veduta. Una sera, Gianni, così chiamavasi quel dabben uomo di suo marito, ritiratosi da campagna dopo aver cenato le disse che sarebbe andato a casa del padrone a battere i conti essendo fine mese. Ed ella:
-Si, si Gianni mio, va pure; io andrò un poco a Santa Lucia. Di fatti ognuno andò pei fatti suoi. Quando la donna fu in chiesa, rivolse calde preghiere alla Santa, a ciò che potesse divenir cieco il suo Gianni, ma nessuno le rispose. Una fata, alla dimane, andò dal marito e gli narrò il tutto. Questi la sera, ritirandosi da campagna uscì da casa sotto il pretesto d’andare a fare visita ad un amico e si diresse alla chiesa, ma giunto s’appiattò dietro la nicchia di Santa Lucia. Aspettò un poco, quindi vide venir Elena, sua moglie, che si inginocchiò davanti alla statua della Santa, e con parole calde pregò a ciò che divenisse cieco suo marito. Questi con un tuono di voce tutto diverso di quello usuale: – Le tue preghiere saranno esaudite, disse, però per tre sere cintinue devi dargli a mangiare una delle tue galline alla volta, un piatto di pasta ed un litro di vino. Elena allegra di una tale risposta rivolse il ringraziamento alla Santa e giuliva anch’era. Alla dimane a sera Gianni era a gustare il pranzo, mentre sua moglie si lagnava per la finta morte della migliore gallina. Non pertanto mangiò pane e con appetito. Quando furono all’ultimo, il marito rivoltosi ad Elena: – Mi par come se c’ho un velo negli occhi, disse, ci vedo poco. – Ci siamo disse Elena, fra se e se poi rivolta al marito: – Come diamine è, hai preso fresco stasera oppure è il vino? E lui: -Basta è meglio andare subito a letto, vedremo domani. All’altro giorno fu in campagna Gianni, essendo quel velo svanito dalla vista. All’altro giorno fu in campagna Gianni, essendo quel velo svanito dalla vista. La sera poi, ritirandosi trovò lo stesso pranzo a sua moglie che arrabbiata malediva la sua sorte. – Cosa è disse, Gianni perché tutto questo? Mangiamo adesso poi vedremo. Dopo il pranzo finse alla moglie essersi gli occhi velati più della sera avanti. Elena gioì; ma la dimane però avendo visto che era in’istato di andare in campagna corse subito a Santa Lucia e rivolse nuove preghiere. Preparò il pranzo per la sera, e giunto il marito cominciò a lagnarsi della sua mala fortuna su quelle diavole di galline, e Gianni indifferente. E cosa sa da fare? Adesso mangiamo poi vedremo di comprarne altre. Dopo il pranzo Gianni rivolto alla moglie: – Son cieco, le disse, i miei occhi si sono velati totalmente… conducimi a letto… subito… non reggo… Elena gioiva in cor suo ma al marito faceva mostra d’un pianto e: – Domani a prim’ora dal medico vedremo di che si tratta. Adesso Gianni mio riposa, vedremo domani. Il marito coricatosi dopo un’ora fe finta di russare. Elena visto ciò fu immediatamente dalla ruffiana. – Adesso è tempo di chiamare il compare. Va corri subito, digli che mio marito è interamente cieco. Dopo poco tempo il frate era a casa abbracciato con Elena dentro la sala, quando Gianni: – Elena… un bisogno corporale mi costringe a scendere dal letto…vieni subito, vieni subito. –Attendi un momento, ti porterò il vaso. – Fa presto, sbrigati …perché non reggo. Il frate si nascose ed Elena fu dal marito il quale sceso dal letto, stese un braccio su di un banco ed afferrò una mazza e corso a fulmine nella sala, con tutte le forze percosse il monaco che invano cercò di fuggire, in modo che cadde morto a terra. La moglie a questo rimase sbalordita, cercò di trovare mille scuse, ma Gianni: – Mettitelo sulle spalle mie, disse, e seguimi. Adesso è notte lo getteremo nel pozzo che è qui fuori in campagna. Elena obbedì per timore che succedesse per ella, quello che era successo per il compare e col marito furono al pozzo. Ivi giunti Gianni: – Accostati, disse alla moglie che si allontanava, aiutami perché pesa. Elena porse la sua mano nel gittare il compare nel pozzo, credendo così di riuscirne libera; ma si ingannò, perché il prete non era giunto al fondo ed ella lo raggiunse. Da questo fatto il pozzo che è fuori S. Angelo vien detto “Il Pozzo del Monaco”.
Bibliografia: C. Palumbo dai manoscritti di G. Gigli. Aggiunte e correzioni all’opera: ”Pregiudizi, Tradizioni, e Superstizioni in Terra D’Otranto”