Il Fonte Pliniano. La chioccia e i pulcini d’oro.

Ingresso del Parco Archeologico e “Scegnu”

“Esiste a Manduria un fonte d’acqua perenne. Tale fonte è detto Pliniano, da Plinio il Vecchio che ne parlò nelle sue Storie Naturali. Le credenze che si hanno circa questo Fonte Pliniano, è facile siano dovute all’antichità delle notizie che di esso si hanno. La credenza più importante e diffusa è questa: nel Fonte Pliniano esiste un tesoro immenso, costituito da una chioccia con dodici pulcini, pesantissimi e d’oro massiccio. Per ritrovare tale tesoro, però, è necessario sgozzare sul pozzo un bambino o una bambina di non più di cinque anni; oppure si deve trovare una donna incinta che rimanga per tutto il tempo delle ricerche vicino al pozzo con sul petto nudo una serpe che, al momento della comparsa del tesoro, all’improvviso e per incanto, sparirebbe. Questa credenza dei Manduriani ha riscontro in un fatto, di cui si legge in antiche cronache manoscritte, secondo il quale, al tempo dei Messapi una regina, disperata per le sconfitte subite, si precipitò con tutti i suoi tesori in un pozzo sito presso il Fonte Pliniano”.

Esterno Parco Archeologico.


“Lu scegnu”interno

I Messapi, racconta un’altra leggenda, prima di partire in battaglia, quale buon augurio per l’imminente scontro, erano usi appendere “tralci d’oro di mandorlo” all’albero che sovrasta il lucernario della grotta. Un’altra leggenda narra che i guerrieri messapici, reduci da scontri vittoriosi con i nemici, appendessero ai rami dell’albero l’oro del bottino, dopo averlo fuso in forma di mandorle, in segno di trionfo o di ringraziamento. Il “Fonte Pliniano”, dunque, è sempre stato protagonista della storia di Manduria. A tale Fonte Pliniano, detto “Lu Scegnu” monumento misterioso, è legata tutta la leggenda e la tradizione messapica della nostra gente: l’albero sacro di mandorlo piantato sui margini del lucernario centrale del vasto antro, ai cui rami i guerrieri messapici, reduci dalle vittorie sui nemici, appendevano le mandorle d’oro; la chioccia con i pulcini d’oro preda di guerra acquisita ai danni dei Tarentini, conservata nella grotta e guardata perennemente da una cerva sacra (la cerva regia “cervarezza”); la provvista di acqua fatta da Annibale per la guarnigione cartaginese durante il lungo assedio di Q. Fabio Massimo.

“Lu Scegnu” – esterno

Misterioso è anche il significato della parola “Scegnu” con la quale il popolo, religioso custode delle tradizioni antiche, chiama questo monumento. Il vocabolo deve appartenere all’antichissima lingua messapica, e probabilmente conserverà sempre celata, nel mistero dell’antichità, la sua origine ed il suo preciso significato.