La devozione dei manduriani per San Trifone, il santo protettore dall’invasione delle cavallette.

Statua di San Trifone ritratta all’interno della cappella di Sant’Eligio.

Diverse volte, in passato, Manduria è stata colpita da carestie e calamità naturali, tra cui le invasioni di cavallette. Già dal ‘500 si ha notizia di tale disgrazia. Quella delle cavallette era una calamità che infuriava specialmente nei mesi estivi e, insieme alla siccità, alle morie di animali e alla malaria, rappresentava un importante fattore di miseria (tratto da Manduria nel ‘500 di Jacovelli). Questi dannosi insetti erano considerati veri flagellatori di piantagioni e di ogni tipo di vegetazione, poiché divoravano i raccolti con tale voracità che le campagne sembravano delle pianure incolte. Temutissime dai contadini, le cavallette creavano gravi danni all’economia locale, costringendo la gente a vivere di stenti e a morire di fame. Tant’è che nelle Conclusioni Capitolari (cap. T XV-XVI) del 1811, si legge di come contadini e governo si unirono per combattere le invasioni di cavallette attuando dei piani stabiliti, che spesso però risultavano insufficienti.

Ed è così che la nostra gente, sentendosi impotente di fronte alla forza della natura, spinta dalla necessità e dalla devozione, ricorreva a interventi divini che per Manduria si sono rivelati quasi sempre prodigiosi. Accanto ai noti protettori adorati dai manduriani, ce n’era uno senz’altro oggi poco popolare ma in passato molto venerato: San Trifone, considerato il protettore dalle invasioni di cavallette e comunque di tutti quegli insetti dannosi alle colture. Trifone, nato in Illiria, liberò dal demonio il figlio dell’imperatore bizantino Gordiano e divenne famoso per questo in tutto l’Oriente. Il suo culto giunse in Occidente grazie ad alcuni mercanti veneziani che trafugarono i resti del Santo e li portarono nella loro città (tratto da inserto Quotidiano di Taranto, I Santi). Fu per intercessione dello stesso che alcune città salentine, devote a S. Trifone, furono salvate dall’invasione delle cavallette.

A Manduria fu grazie alla Confraternita della Morte che si diede inizio alle solenni celebrazioni in onore del Santo, nell’ultima domenica di aprile o nella prima di maggio, come si evince nel regolamento della Venerabile Confraternita della Morte e Orazione, datato 14 settembre 1776. Preceduta da un ottavario, con l’esposizione del SS. Sacramento ogni giorno, si teneva l’orazione panegirica e, verso sera, la processione con la statua del Santo e la reliquia. In suo onore, nel 1784, anno in cui ci fu un’invasione di cavallette, si eresse una statua, poi sostituita da quella attuale, scolpita nel 1817 e visibile all’interno della chiesa di S. Lucia. Tanta era la devota riconoscenza dei cittadini manduriani per S. Trifone che si costruì anche un altare in suo onore, altare che tuttora si trova nella chiesa Matrice. Oggi i festeggiamenti in onore del Santo sono limitati a una semplice funzione religiosa e la fervida devozione dei nostri concittadini sembra essersi affievolita nel tempo, così come si è attenuato il timore di nuove invasioni di cavallette.

Walter Pasanisi