La Fiera Pessima.

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Concessa dalla regina Giovanna II d’Angiò a Casalnuovo, oggi la ”Fiera Pessima” giunta alla 269^ edizione, si può vantare di essere la 2^ fiera in Puglia dopo quella del “Levante” di Bari. Nasce tra fine del XIV sec. e l’inizio del XV con svolgimento nella prima quindicina di marzo, ma traslata come date a causa dei ricorsi dei comuni di Lecce e Ostuni che tenevano fiera anch’essi in quel periodo. Il termine “PESSIMAha molti significati tramandati nella storia di questo evento. Pessima perché nel periodo di suo svolgimento il maltempo faceva da padrone, ma non solo. Tale termine fu associato anche dalla merce scadente che trovavano in essa e dai mercanti per gli scarsi guadagni. Oggi, a distanza di 300 anni dalla sua nascita (anche se gli studiosi ne danno 600 come anzianità), la Fiera è diventata motivo di orgoglio per tutti i cittadini…

Fiera Pessima in piazza S. Angelo. Foto anni ’50.

Mentre  la Fiera Pessima si svolgeva lungo tutto il Corso XX Settembre (dalla chiesa di Santa Maria ai Giardini Pubblici, Piazza Vittorio Emanuele II e sulla Piazza Garibaldi, cioè mienz’ allu Largu (dalla denominazione che allora aveva questa Piazza: Largo di Porta Grande) dove gli artigiani locali contribuivano alla buona riuscita della manifestazione, oltre che con manufatti di diversa natura esponendo le merci di maggior pregio, quali stoffe, attrezzi da lavoro, finimenti, carri, recipienti in creta e in legno, spezie ecc.

“Fera ti li Ciucci”  (Fiera degli animali da soma).

È sicuramente l’elemento più caratteristico della Fiera Pessima: la Fiera degli Animali, detta “Fera ti li Ciucci”, che in passato si svolgeva nel piazzale vicino alla Chiesa di Sant’Angelo, dove ora sorge la Scuola Media “G.L. Marugj” (mienz’ alla fera). L’afflusso dei forestieri cominciava alcuni giorni prima dell’inizio della fiera. Essi trovavano alloggio nelle locande (come la locanda ti li furi, ti sott’allu tirloci, ecc.), mentre gli animali e i loro guardiani trovavano sistemazione in appositi recinti (curtiji). I mercanti montavano tende e baracche, e lì sotto dormivano. Le granaglie, in sacchi, erano custodite sotto i carri con le stanghe all’aria (trainu mpicatu), sui quali venivano stese coperte (manti). Lu nuciddaru si assopiva sui mezzi sacchi della sua mercanzia: noccioline americane, nocciole, castagne del prete, mandorle abbrustolite, semi di zucca, ecc.

Sotto la baracca c’era il venditore di copeta (cupitaru) e, accanto al cassetto per il deposito degli incassi (allu canzieddu), stava il vecchio pescatore, ormai venditore di pesce in barile affumicato: sarde salate (sardi salati), pesce marinato (scapeci), saraghi (sarachi), stoccafisso (baccalai), ecc. Gli animali venivano condotti in fiera e le contrattazioni avevano inizio allo sparo di un mortaretto, “lu cugnu”. Gli accordi acquistavano valore solo se, sulla stretta di mano dei contraenti, si posava decisa la mano del sensale. Gli animali da tiro venivano messi alla prova facendo loro tirare, su un campo arato, un carro carico con le ruote legate. Il Sindaco stabiliva e imponeva il prezzo massimo del formaggio e dei generi di prima necessità.

Posa della prima pietra della Casa del Contadino. Inaugurazione anno 1939. Benedizione di Mons. Luigi Neglia.

Fiera Pessima p.zza S. Angelo nei primi del ‘900.

Bibliografia: P. Spina, Il Messapico 1978. R. Contessa, P. Marzo, Annuario di Manduria 1984-85. A. Marzo Editore. Enzo e Giuseppina Provveduto, “Conterat Capita”, Collana Micropolis Vol. II. 1997.  “Perché Manduria”.  Realizzata dall’ Associazione Culturale “La Porticella”.