La leggenda dei tesori.

Esiste una non mai interrotta tradizione ritenuta favolosa, che in questo o in quell’altro punto delle mura vi è un tesoro nel quale fra le tante ricchezze si trova anche la chioccia con i pulcini d’oro, bracciali, armille, ec…., come se fossero stati veramente veduti. Molti ambiziosi si sono dati da fare scavando dappertutto ma senza risultati. Ancora altri hanno scavato slanciandosi come leoni e rotolando sassi qua e là scavando terra e macerie altrove. Dopo i secondi, i terzi e via di seguito fino ad oggi, sempre con risultati nulli da dar luogo poi alle fiabe del popolo che crede il diavolo in possesso del tesoro che non cede se non a patti troppo duri e difficili.

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Al tesoro, però, non si è ancora rinunciato, perché la tradizione vuole che “Dentro l’atrio del Palazzo … si dice che vi sia un pozzo, ove una regina con tutto il più prezioso dei suoi tesori si buttò, come disperata perché tradita da un re che finse di volerla per sposa e poi, ingannandola, occupò la città”. (P: Saracino)

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Nei pressi della reggia si annegò una regina di Manduria, la quale, disperata per la sconfitta subita ad opera di un re che l’aveva ingannata fingendosi innamorato di lei, si precipitò con tutti i suoi tesori. Un’altra tradizione è riferita alla figlia di un re, forse la stessa della precedente, accidentalmente precipitata nel pozzo, in fondo al quale rimase con le ricchezze costituite dalla sua dote.

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Un’altra tradizione vuole invece che la figlia di un re, trastullandosi vicino al pozzo della casa reale, vi cadde sventuratamente lasciando di vivere. Il dolente genitore, credendo che gli dei volessero conservare nel pozzo e non altrove le spoglie della misera annegata, nello stesso luogo gettò tutte le ricchezze destinate a dote della figlia estinta, e chiuse ermeticamente con masi di pietra e calce la bocca del pozzo stesso.

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Esiste un secondo tesoro contenente vasi d’oro e d’argento per il quale molta gente ha scavato nelle adiacenze della nostra città. Questa volta la leggenda vuole che a guardia delle ricchezze vi sia un rettile lunghissimo, ma mai visto da nessuno. Chi avesse il coraggio e il desiderio di possedere queste ricchezze non deve proferire parola durante lo scavo, perché altrimenti non troverà mai l’apertura che conduce al tesoro. Tanti anni or sono due giovani contadini sprecarono una notte intera a scavare e a togliere sassi senza ,ai parlare. Avevano già fatto un profondo scavo, quando trovarono un piano che sembrò il coperchio del sotterraneo, ma ad una esclamazione involontaria si spense il lume che avevano in mano e la voragine che avevano aperta si ricoprì immediatamente di terra facendo restare i due poveri contadini pieni di confusione e di paura.

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“Non l’ha trovata ancora, nonostante i ripetuti tentativi fatti in seguito a presunte indicazioni date in sogno da Archidamo, una Manduriana conosciuta come Rosa Gnora (un personaggio popolare veramente particolare!). Un terzo tesoro pare si trovi al Monte dei Diavoli in vicinanza dei Castelli. Anche i sassi rotolati, scavi praticati, fossi e cave aperte, tutto è stato tentato con risultati nulli. Perché? Il monte si vede fumante in alcuni punti, specie in inverno, e ciò per cause fisiche che costituiscono lo sprigionamento dei vapori; questo fenomeno naturale fa credere che il diavolo sia geloso del tesoro lì nascosto e che si possiede per darlo solo a chi venisse a patti con lui. Vi è tradizione di una battaglia avvenuta in quel luogo e tutti i soldati morti furono tumulati in un antro con quanto gli si trovò addosso. I secoli hanno cancellato le tracce dell’antro e dell’accaduto, e rimase solo la favola di un altro tesoro posseduto dal diavolo.