La štácchia, pietra piatta o coperchio di latta schiacciato, anche di scatola di lucido per scarpe: si incominciava a giocare disegnando per terra, con una pietra che lasciasse il segno, il campo di gioco, costituito da un numero variabile di quadrati e che poteva essere di diverse dimensioni. La štácchia veniva lanciata in un quadrato, detto casa, contrassegnato da un numero; si andava a riprenderla saltellando su un solo piede. Se si sbagliava, calpestando nel saltellare una linea perimetrale del quadrato o poggiando a terra anche l’altro piede, si passava la mano alla compagna e poi, quando ritornava il proprio turno, si riprendeva dal punto in cui si era sbagliato. Quando si arrivava all’ultimo numero si faceva lambo, palambo, cioè si attraversava tutto il campo di gioco con gli occhi chiusi e con la štácchia sulla testa, senza calpestare nessuna delle linee tracciate. Vinceva chi per primo compiva tutto il percorso. In alcuni paesi questo gioco è conosciuto come quello della campana o della settimana.
La Donna ieri e oggi il vissuto nelle immagini (1880-1945), Istituto Tecnico « L. Einaudi » – Manduria. Progetto giovani 2000 – A.S. 1995-1996.