L’antica festa del fuoco della notte di Natale. “Li fanòi”.

Il Natale è ricco di tradizioni e leggende, alcune ancora timidamente vive, altre ormai perse col passare del tempo. Secondo una antica tradizione popolare molto diffusa, il giorno di Natale, la gente più agiata era solidale con quella più povera. Ai bisognosi, infatti, veniva offerta ospitalità e cibo, perché in quel giorno nessuna persona doveva rimanere digiuna. Nella notte della vigilia, in casa, sotto il camino, si lasciava acceso il fuoco, che si teneva vivo fino all’Epifania, per accogliere il Bambin Gesù qualora volesse riscaldarsi. Secondo altre fonti, quello del ceppo nel camino è una tradizione pagana diffusa in tutta Europa per salutare il solstizio d’inverno: con i ceppi si accendevano grossi fuochi come simbolo del nuovo calore del sole. Oggi in Italia c’è ancora qualche regione che mantiene questa usanza, con la preparazione del famoso dolce a forma di tronco o  bruciando il ceppo (detto anche ciocco) nel camino per poi spargere le ceneri sui campi con la speranza di ottenere un buon raccolto (…) Carattere propiziatorio, ma anche purificatorio (come idea di bruciare in esso tutte le negatività) aveva, la sera del 24 dicembre, l’accensione agli incroci delle strade manduriane di un grande falò, lu fanòi. Questa operazione richiedeva la collaborazione di adulti e bambini, i quali andavano in giro, per il quartiere di competenza, ‘questuando’sarmenti da utilizzare nel grande falò. Era abitudine riunirsi attorno al fuoco, a pregare e a cantare, inneggiando alla Madonna e a Gesù Bambino (….) ‘Ninna nonna  ninna nonna è parturita la matonna?(…) Ci si scaldava al calore ti lu fanòi e con qualche pettola ancora calda, mentre si ballava e si cantava a suon di musica, magari ottenuta battendo l’uno contro l’altro due coperchi di pentole, a mò di piatti musicali (…) Il fuoco ardeva tutta la notte (…), s’era scarfari lu Bambinu (…) e, quando si consumava, le donne provvedevano ad asportare un po’ di cenere ‘benedetta’ (…), sistemandola in un braciere oppure in una furnacetta ( sorta di fornello in ghisa, provvisto di una griglia, generalmente usato per cucinare) (…); successivamente, la conservavano in un pezzo di stoffa (pupieddu), custodito gelosamente per tutto l’anno sotto al cuscino o al materasso (…). Infine, i residui ti li fanòi rimasti per stradavenivano spazzati e portati nei campi, dove venivano opportunamente sparsi dai contadini (…)

Liberamente – Quindicinale di Informazione, Attualità e Cultura .-Anno XIII – Nr. 22 e Anno XIV – n. 12. Terapa 2009