Il ruolo di infermiere e guaritrici in casa era svolto da loro che erano sempre pronte a offrire le loro conoscenze e a intervenire con tempestività per risolvere i quotidiani malanni: le piccole fasciature, le medicazioni, le unzioni con olio caldo contro le raffreddature, le fumigazioni con infusi in acqua bollente per curare il raffreddore, i decotti ecc. Con preparati vegetali venivano trattati i malanni più comuni, riguardanti la pelle, l’apparato respiratorio, l’apparato digerente, le vie urinarie. Le piante più usate e più conosciute venivano coltivate un po’ come avevano insegnato i monaci nei loro orti dei semplici medicinali, cioè delle piante medicamentose. In una parte dell’orto di molte case di Manduria crescevano con le necessarie cure le piante medicinali e aromatiche come la ruta, il papavero da oppio, il prezzemolo, l’erba luigia, il basilico, il rosmarino, l’alloro, la malva ecc. Le piante che non si riusciva a rintracciare e i medicamenti importati dai Paesi orientali e dalle Americhe venivano comprati in drogheria e in farmacia, come la corteccia di china, la cannella e i chiodi di garofano; nelle rivendite dei monopoli di Stato si ritrovavano le pasticche di chinino, medicamento sovrano contro le febbri malariche. Le piante più ricorrenti nella nostra medicina popolare sono dunque la camomilla, come calmante, la malva, come rinfrescante, il papavero da oppio, coltivato in tutti i giardini come calmante e sonnifero, associato a camomilla e a qualche foglia e frutto di alloro, da somministrare ai bambini irrequieti per calmare eventuali dolori e conciliare il sonno specialmente durante la notte, ma soprattutto il limone per il quale un adagio nostrano ripete: lu miétucu di lu giúrnu é lu limóni, cúddu di la notti é capasóni, il medico del giorno è il limone, quello della notte è la grande giara d’argilla per il vino che contiene.
La donna ieri e oggi – il vissuto nelle immagini (1880-1945). Pubblicazione dell’Istituto “L. Einaudi” Manduria. Anno 1996.