Le Frise “Li frisi”.

La frisa è una ciambella di pane tagliata a mezza cottura, croccante e biscottata. Un tempo, d’estate, si preparavano grandi quantità ti frisi fino a cento coppie (cientu cocchi) e di varia pezzatura. Le frise sono piccole ciambelle di farina di grano con aggiunta ti farina ti cruessu (di cruschello) o uerggiu (orzo), lievitate tallu criscituni o luátu (lievito naturale). Dopo una prima mezza cottura del forno comune o pubblico a pietra, nel quale la fiamma veniva alimentata da fascine di rami d’ulivo, le frise, si traevano dallo stesso, si tagliavano in due in senso trasversale seguendo il solco segnato sul bordo esterno, in modo da ottenere due ciambelle con una faccia porosa e, ancora calde, si rimettevano in forno per completarne la cottura e farle biscottare. Per ottenere la particolare forma di ciambella dalla superficie increspata, le frise, si tagliavano in senso orizzontale con uno spago o con una corda metallica tirata appositamente tra due manici ti nu canestru (un canestro). Li frisi si mangiavano inzuppate in un po’ d’acqua e condite con olio extravergine d’oliva, sale, pomodoro, origano; si potevano servire anche con l’aggiunta di capperi, melanzane e carciofi sott’olio o strofinando su questa dell’aglio ma anche aggiungendo nu tiaulicchiu (peperoncino piccante) o caruselli (cetrioli locali). Solitamente le donne che preparavano le frise si improvvisavano furnare (fornaie) o davano una mano al fornaio se si trattava di forno pubblico, aiutandolo ad infornare e sfornare il prodotto. Per non confondere le proprie frise con le altre, le donne, imprimevano sulla faccia liscia di ogni ciambella un segno di riconoscimento che poteva essere: una linea, una croce, il segno di un ditale, una chiave o una lettera dell’alfabeto corrispondente all’iniziale del nome della proprietaria. Quando le frise erano ben cotte e dorate venivano tolte dal forno e deposte intra li canciddati ( dentro le ceste fatte di canne).