1.Specchia D’Oria. 2. Specchia Montebello. 3. Blocchi alla base di Specchia Schiavoni o “Rotulafai”
Il termine specchia indica attualmente in Puglia qualsiasi cumulo di pietre informi con blocchi irregolari alla base, sia esso dovuto alle macerie di una casa (come i trulli) o allo spietramento dei campi per la loro bonifica. Il termine deriverebbe dal latino specula (luogo elevato), evolutosi in specla in epoca medievale e successivamente in specchia nell’era moderna. L’Enciclopedia dell’Arte Antica (E.A.A.) definisce la specchia come un manufatto di dimensioni variabili, composto di terra e pietrame, con una forma troncoconica a base circolare o ellittica; un enigma, in parte, che costella le campagne pugliesi. I Romani le chiamavano Scorafions o Scorpiones e le consideravano segni di confine di grandi possedimenti. Le specchie segnalate dal Neglia all’interno del territorio di Manduria sono: Specchia Schiavoni (o Rotulafai), Specchia d’Oria e i resti di Specchia Meschinella e Specchia Spicchiarica. Specchia Maliano fu demolita negli anni ’50 e la stessa sorte toccò a Specchia Torre Bianca, distrutta tra il 1887 e il 1888. Neglia non menziona però due altre specchie situate nel territorio di Manduria: la Specchia, probabilmente chiamata Montebello (o San Giovanni), e la Specchia del Diavolo.
Lo Specchione.
Lo Specchione, situato lungo la strada provinciale Manduria-Francavilla, si trova nelle vicinanze della masseria Tustini. Questa specchia ha una base circolare, formata da blocchi rettangolari di carparo disposti su quattro file, ed era originariamente una cisterna con volta a botte, con pareti interne impermeabilizzate mediante intonaco cementizio. Attorno allo Specchione si trovano blocchi di pietra divelti dalle macchine agricole per creare terreno coltivabile. Attualmente, il banco roccioso della specchia, a ridosso della provinciale, è stato definitivamente livellato. Sul lato sud, destinato a cisterna, si nota una larga breccia che ha compromesso il muro laterale. L’erosione del tempo e le trasformazioni apportate dall’uomo hanno segnato questo sito, riducendo l’antica struttura a traccia della memoria storica del territorio.
Nel Salento, esistono specchie di notevole importanza, ritenute monumenti funerari. In alcuni scavi, condotti sia all’interno che all’esterno di queste strutture, sono emerse tracce archeologiche molto antiche. Fin dal Medioevo, in documenti normanni, compaiono termini come specla, specula, specchia, talvolta anche mula. Inoltre, a metà del XVI secolo, il Galateo menzionava nelle sue opere queste collinette artificiali, definendole monumenti funerari di personaggi illustri del passato. Gli scavi condotti in alcune specchie tra la fine dell’Ottocento e il primo cinquantennio del Novecento hanno portato a nuove scoperte. Si è infatti scoperto che, all’interno di alcuni di questi manufatti, vi erano vere e proprie celle funerarie costruite con lastre di pietra. La loro struttura, di tipo dolmenico, ha suggerito che i dolmen fossero originariamente ricoperti da tumuli di terra e pietre. De Giorgi attribuiva alle specchie una funzione difensiva e ne analizzò la topografia, suddividendole in tre gruppi: specchie prossime alla costa ionica, specchie mediane e specchie adriatiche. Secondo Marte, le specchie sarebbero grandi tumuli funerari risalenti all’epoca preistorica, utilizzati successivamente come punti di vedetta in epoca storica, probabilmente durante la colonizzazione romana dei territori messapici. Bertacchi sosteneva che l’origine delle specchie fosse da ricercare nel trullo, la tipica costruzione rurale a secco propria della Puglia centro-settentrionale, meno comune nella Terra d’Otranto. Lo studioso affermava infatti che le specchie sarebbero antichissimi trulli crollati. Teofilato classificava le specchie in due grandi categorie: quelle con funzione funeraria e quelle con funzione difensiva, pur ammettendo la possibilità di un doppio utilizzo per alcune di esse. Allen, che considerava le specchie pugliesi come stazioni di posta o torri fortificate, proponeva una distinzione basata sul volume tra specchie piccole e grandi. Le specchie, dunque, rappresentano non solo un patrimonio archeologico e architettonico di grande rilevanza, ma anche un affascinante mistero legato alla storia e alla cultura del territorio pugliese. La loro funzione, che spazia tra difesa, confine e sepoltura, testimonia un utilizzo poliedrico che ha attraversato i secoli. Ancora oggi, le specchie rimangono monumenti silenziosi che raccontano, con le loro pietre, frammenti di un passato remoto che attende di essere del tutto svelato. Il loro studio continua a offrire nuove chiavi di lettura su un tempo in cui queste enigmatiche strutture dominavano il paesaggio rurale della Puglia.
Bibliografia: Giuseppe Piccinni. Liberamente. Quindicinale di informazione, cultura e sport. Anno II. N.10.Roberta Marra. Quaderni Archeo. NN. 6-7, maggio 2002. Manduria…terra di vini, di sole, di mare e di antichi monumenti. G. Neglia, Il fenomeno delle cinta “specchie” nella penisola salentina.