Qualche tempo fa, in occasione della festività di San Giuseppe, patrono dei falegnami, i bambini ricevevano in dono giocattoli dai genitori. Da quando nel 1968 il giorno di S. Giuseppe, il 19 marzo, è stato decretato festa del papà sono i figli a fare i regali ai propri padri. Ma la tradizione secolare tipica vuole che il giorno di San Giuseppe si festeggi anche con il falò, che rappresenta non solo un rito di purificazione agraria ma anche la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. L’accensione del falò è caratteristica in molti paesi del meridione, dove oltre all’accensione di grandi pire è tradizione preparare le zeppole. La zeppola è una frittella tipica del giorno di San Giuseppe. Può essere preparata fritta o al forno e ha origini antichissime. Secondo alcuni studiosi risalirebbe all’antica Roma, quando il 17 marzo si celebravano le Liberalia, feste in onore della divinità del vino e del grano. Per omaggiare Bacco e Sileno, precettore e compagno di bagordi del dio, il vino scorreva a fiumi: per ingraziarsi le divinità del grano si friggevano frittelle di frumento. A San Giuseppe, che si festeggia due giorni dopo, il 19 marzo, protagoniste assolute sono le discendenti di quelle storiche frittelle, “li zeppuli”. Secondo altre fonti storiche, “la zeppola” di S. Giuseppe nasce come dolce conventuale, probabilmente nel convento di San Gregorio Armeno o i n quello di Santa Patrizia. Qualcuno ne attribuisce la prima preparazione alle monache della Croce di Lucca, o quelle dello Splendore. E’ certo che la prima zeppola di san Giuseppe che sia stata messa su carta risale al 1837. Fu il celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino a diffonderla.