Li Mitituri (i Mietitori), lu Scirmitaru (Raccoglitore).

In passato, alla mietitura e alla raccolta del grano provvedevano uomini che svolgevano le mansioni di “mitituri” e “scirmitari“. Spesso, oltre a lavorare nei terreni dei manduriani, questi lavoratori partivano per la Capitanata o la Basilicata, dove vi erano molti campi coltivati a grano. “Lu mitituru” lavorava con la “fauci” (la falce), un attrezzo che poteva essere sia grande, per tagliare il grano alto, sia piccolo, per mietere il grano basso. Per evitare di tagliarsi o ferirsi nell’uso della falce piccola, i mietitori portavano “li cannuli”. “Li cannuli” erano dei pezzi di canna mediterranea svuotati all’interno, nei quali il mietitore infilava le dita della mano che teneva “li manati” (falciate di grano). “Li cannuli” costituivano una sorta di guanto di protezione.

A seguire i mietitori vi erano sempre “li scirmitari”, che legavano le “manate” (fasci) “cu lu lazzu” (con il laccio). “Lu lazzu” non era altro che uno stelo del grano della manata. Questo fascio, legato con “lu lazzu” e aggiunto ad altri fasci, formava “lu mannucchiu“. Il gruppo dormiva nelle piazze o in campagna, sotto gli alberi, approfittando del tepore del periodo estivo. Erano equipaggiati con “li sazzi” (una sorta di bisaccia cucita in casa con stoffa data in dote allo sposo), che contenevano una coperta, vestiario di ricambio e la “buggia” (una borsa chiusa di stoffa, utilizzata per conservare le provviste da portare con sé in campagna).

Questi uomini lasciavano le loro famiglie per circa un mese nei periodi in cui a Manduria il lavoro scarseggiava, e così facendo garantivano ai loro cari il pane, inteso come Provvidenza, allora molto preziosa.

G. Piccinni. Liberamente – Quindicinale di Informazione, Attualità e Cultura. Anno 2. N. 5. Testimonianza orale E. Dimitri.