Li “zuccaturi”, noti anche come picconatori o cavatori di pietre, erano figure centrali nel lavoro delle “tagghijate,” le cave di tufo. La loro maestria e forza fisica erano essenziali per estrarre i conci di tufo, chiamati localmente “uccetti,” e la pietra viva, nota come “petra ia.”
Tecniche e Strumenti
- Picconi e Argani: Utilizzavano picconi per sgretolare il tufo e, se la cava era particolarmente profonda, impiegavano un argano, chiamato “macennula,” per sollevare i blocchi di tufo.
- Trasporto e Utilizzo dei Materiali:
- Traini: I blocchi di tufo estratti venivano trasportati con i traini.
- Riutilizzo del tufo rotto: Se un blocco si rompeva, la parte integra veniva usata per creare la “fedda,” mentre la tufina, ossia i frammenti più piccoli, veniva venduta ai muratori per la malta.
- Adattamento alle condizioni della cava:
- Filoni di Terreno Friabile: Durante gli scavi, potevano incontrare strati di terreno friabile, sgretolati a colpi di piccone a causa delle infiltrazioni di terra, o pietra troppo dura da lavorare. In questi casi, abbandonavano il filone improduttivo per cercarne uno più compatto.
- Utilizzo del Piede di Porco e della Mazza: per i grossi massi di pietra viva, usavano il “piedi ti puercu” (piede di porco) e la mazza per sollevare o frantumare la roccia.
- Interruzione del Lavoro:
- Fine della Produzione: I picconatori cessavano di lavorare quando non era più possibile ricavare “uccetti” o conci di varia misura, come il “parmaticu,” “curagnulu,” “pizzottu,” o “curtu.”
- Materiali Indesiderati: La profondità media di due metri spesso rivelava strati indesiderati come il “cuzzoni” (strato di gusci di ostriche e cozze calcificati), il “chiancarieddu” (lastroni di calcare duro), oppure “mesuli” e “intaji” (mensole e ventagli di roccia).
Il lavoro dei “zuccaturi” era arduo e richiedeva un’intima conoscenza della geologia locale e delle tecniche di estrazione. La loro abilità non solo permetteva di ricavare materiali preziosi per la costruzione, ma anche di adattarsi alle difficili e mutevoli condizioni delle “tagghijate”.