Lu fabbricatraìni, o carpentiere (dal latino carpentum, cioè carro), o maestro d’ascia, era uno degli artigiani più prestigiosi della civiltà contadina. Oggi, la scomparsa dei veicoli a trazione animale ha sancito anche la fine degli addetti alla costruzione e manutenzione de “rotabili a trazione animale”. Nei paesi era noto come l’artigiano che fabbricava o riparava i traìni, o lo sciarrabai (cher à bancs o piccolo traino molleggiato), il biroccio o calesse, e le carrozze, oltre a fabbricare le palanghe per i pescatori. La bottega di questo artigiano era costituita da un ampio ambiente coperto per custodirvi la complessa attrezzatura di lavoro e il materiale (legno e ferro); l’ambiente di lavoro aveva anche un retro all’aperto per il montaggio del mezzo di trasporto in fabbricazione. Si usava il legno di leccio per fare la testa delle ruote, il faggio per i raggi e le stanghe, la quercia per i gavelli e assi di abete stagionato per il piano del traino e della carrozza, e per le sponde laterali, che erano amovibili. Mettere il cerchio di ferro alla ruota era la parte più complessa per il carpentiere, perché si richiedeva forza, destrezza e precisione. La bottega era quanto mai ricca di attrezzi e compito degli apprendisti era imparare subito l’uso di ogni attrezzo, che dovevano continuamente prendere e rimettere a posto nel corso della giornata. Essi facevano da assistenti agli artigiani e preparavano il fuoco per modellare il ferro, piallavano e levigavano i legni, tenevano a mente tutta la ferramenta. I più bravi spesso partecipavano direttamente alla pitturazione del traino o delle carrozze. Nei tempi del Liberty, anche questi veicoli si abbellivano di motivi floreali, di color dorato i più eleganti, di colori sgargianti quelli da lavoro o trasporto quotidiano.
“C’erano una volta i mestieri”. Pubblicazione dell’Istituto Tecnico Industriale “Del Prete” di Sava. Anno 2000.