Il calzolaio di una volta non solo riparava le scarpe, ma sapeva anche realizzarle. C’erano calzolai anche molto bravi nella realizzazione di scarpe eleganti, sia maschili che femminili, fatte di pelle morbida (come il capretto) e di colori diversi dal solito nero marrone. Però l’attività più frequente di un calzolaio era quella di riparare tante volte uno stesso paio di scarpe, bene prezioso per la gente, che, per non rovinarle, spesso camminava o lavorava a piedi nudi. In estate solitamente la gente andava a piedi scalzi per risparmiare l’unico paio di scarpe che aveva. La bottega del calzolaio era sempre piccola, ma sul “deschetto”, cioè sul tavolo da lavoro, non mancava niente: la forma rigida della scarpa, in ferro, che teneva sulle ginocchia e su cui appoggiava le scarpe da riparare, le semenzelle (chiodi di tutte le misure)disposti in tante cassettine di legno, barattolini di tinture liquide, la sola (pezzi di cuoio), la ssugghija (l’ago gigante) e tante altre cose minute che egli usava nel suo mestiere. In alcuni casi i calzolai erano persone afflitte da qualche malattia o che avevano riportato ferite in guerra, che per poter lavorare sceglievano un mestiere leggero e che si poteva fare in casa.
“C’erano una volta i mestieri”. Pubblicazione dell’Istituto Tecnico Industriale “Del Prete” di Sava. Anno 2000.