Nel secolo scorso, Lu trainieri aveva un ruolo importante della vita rurale e una parte essenziale per quanto concerne l’economia pugliese basata soprattutto sull’agricoltura. Il carrettiere, non essendoci in passato molti mezzi di trasporto soprattutto meccanici, trasportava derrate alimentari, raccolto dei campi, tufi dalle cave che servivano per la costruzione delle abitazioni e merci varie. Con le trainelle (piccoli traini), si trasportava merci, mentre con gli sciarrabbà (birocci e calessi) le persone. Il carrettiere era discretamente benestante in quanto possessore del traino, del mulo o del cavallo. Al lavoro dei trainieri erano legate altre occupazioni, infatti spesso il mulo veniva utilizzato per trainare l’aratro del contadino, il maniscalco si occupava di ferrare i cavalli e il maestro sellaio espletava con grande esperienza artigiana l’attività di finitura delle pelli. Un altro compito dei trainieri era quello di alzarsi la mattina verso le tre per preparare da mangiare all’animale (lu trainieri pripara la canija all’animali). Tale operazione avveniva mettendo l’acqua (calda d’inverno) nella mangiatoia mescolando con paglia, biada e caniglia fino ad ottenere una specie di pastone. Fino a pochi decenni fa orsono infatti chi svolgeva il lavoro di trainieri alla morte dell’animale riceveva dai parenti stretti e dagli amici più intimi lu cunzulu (banchetto di rispetto verso chi ha perso alcuni cari familiari) come se fosse venuto a mancare un parente stretto.
Li trainieri viandanti che giungevano a Manduria alloggiavano in modestissime locande. In realtà questi alloggi erano stallaggi privi di dormitori, in cui i carrettieri comunque si adattavano a dormire portando con sé una sorta di sacco di paglia e relativa coperta. In prossimità degli stallaggi vi erano delle officine di maniscalchi che fungevano anche da ambulatori veterinari, dove si provvedeva a ferrare i cavalli e a curarli. Un medicinale base per la cura degli equini era chiamato vescicante, usato per sedare dolori e guarire strappi muscolari. Nelle locande, il prezzo per l’alloggio era differenziale. Se i viandanti prendevano la paglia per i cavalli, si applicava un prezzo, se la facevano consumare al momento, se ne pagava un altro. Qualche volta avvenivano delle liti tra il proprietario e i carrettieri, per lo più attaccabrighe, nel tentativo di pagare meno di quanto veniva loro richiesto. Ma il gestore, di solito, era sostenuto da altri barrocciai, i quali, pur di essere favoriti a loro volta nel prezzo, non si facevano scrupoli nell’assecondarlo.