Trulli in Zona Borraco e Torre Ovo.
L’uomo ha sempre modificato l’ambiente circostante, lasciando segni tangibili della propria presenza. La nostra gente, da sempre contadina, ha tracciato le proprie orme nel paesaggio agrario, dove ancora oggi si possono ammirare testimonianze del lungo e faticoso lavoro dei contadini del passato, che, pur nella semplicità e povertà, hanno modellato il territorio. I trulli, costruiti originariamente dai contadini stessi con l’aiuto di parenti e amici, rappresentano un esempio significativo di architettura spontanea e di collaborazione comunitaria.
Per costruire un trullo, due o tre maestri muratori, detti “paritari”, iniziavano preparando il terreno, segnando due circonferenze: la prima del diametro desiderato e la seconda circa tre metri più grande. Queste costruzioni a cono, con pareti bianche e copertura in pietra grigia, sono forse di origine micenea e si armonizzano perfettamente con il paesaggio, quasi come se l’uomo avesse voluto creare, attraverso le pietre, nuove formazioni rocciose.
I trulli iniziali avevano forma troncoconica; successivamente si svilupparono in forme più basse e squadrate, dando origine al trullo a gradoni, mentre l’evoluzione architettonica ha portato infine alla forma campaniforme e ai celebri trulli di Alberobello. Nel territorio di Manduria, i trulli, spesso del tipo a gradoni con volta a tholos, si trovano prevalentemente concentrati nella contrada Castelli e nei dintorni della Specchia d’Oria. Qui, come ricordano gli anziani, una decina di trulli indicava la presenza di una piccola comunità residente durante tutto l’anno.
Questi trulli furono costruiti con le pietre raccolte durante la bonifica dei campi, e venivano utilizzati dalle famiglie contadine sia in estate sia come rifugio invernale. Il trullo a gradoni era costruito in due fasi: inizialmente si erigeva una struttura troncoconica, poi rivestita con anelli circolari di pietra, che si restringevano progressivamente fino a chiudersi sommitale con una “chianca”, (grezza lastra di roccia calcarea). La scalinata esterna, composta di massi, serviva per la manutenzione e per essiccare i raccolti. Internamente, i trulli erano intonacati per evitare intrusioni di animali, e vi si trovavano nicchie usate come dispense. Prima della chiusura del cono, una trave di legno, detta “furcedda”, permetteva di appendere una croce di legno al centro del trullo, con taralli di pane e una lampada a olio o a petrolio. I tetti, scuriti dalle intemperie, assorbono velocemente il calore del sole, rendendo il trullo abitabile anche in condizioni climatiche diverse. Vicino al trullo venivano scavate cisterne o pozzi per raccogliere l’acqua piovana.
L’uso della pietra naturale nella costruzione di trulli, Menhir e Dolmen in Puglia e Sardegna riflette un’antica tradizione, quasi un culto. Papa Gregorio Magno suggerì che tali monumenti fossero convertiti al servizio di Dio, e molti Menhir furono trasformati in colonne votive. Allo stesso scopo, egli ordinò la costruzione di chiese che richiamassero la forma dei trulli, adattando così queste antiche abitazioni al culto cristiano. Un esempio di questa integrazione tra antico e cristiano è la chiesa “sub divo” di San Pietro Mandurino a Manduria, caratterizzata da una tipica volta a trullo.
In un mondo in costante trasformazione, i trulli rappresentano una testimonianza di un passato in cui l’uomo viveva in armonia con l’ambiente, utilizzando ciò che la natura gli offriva. Il loro valore va oltre l’architettura, richiamando l’importanza di preservare le tradizioni e la memoria storica che questi monumenti incarnano. Guardare ai trulli significa ritrovare le radici di una cultura che, ancora oggi, ispira e racconta l’identità di un territorio e della sua gente.
La terra di Taranto – Agenda e guida pratica 2009…. Taranto sera 2009. Manduria … terra di vini, di sole, di mare e di antichi monumenti. Pubblimmagine Pubblicità 2001. Carmelina De Santis, Mandurianità – Rivista di storia – cultura e tradizioni locali a cura del Centro Culturale ELAIV. Numero sperimentale. A. Dimitri, Trulli e muri a secco tra Manduria, Maruggio e Torricella. Il ruolo di papa Gregorio II (715-731) nel processo di ricezione del concilio Trullano o Quinisesto (692) ESTER BRUNET Università di Torino.