Museo «Cheramo e Bacco» di Torre della Colimena.

Per accedere al Museo, si deve salire la scalinata e raggiungere il portone d’ingresso. Sulla destra, due rampe di scale conducono ai piani superiori, dove è allestito il Museo. Nella parte intermedia della scala è visibile una fessura antropomorfa che simboleggia la testa di Bacco, con il volto alticcio e sorridente, circondato da pampini e grappoli d’uva che pendono sulla fronte. Questa figura rappresenta l’emblema del Museo, che ospita una singolare raccolta denominata «Cheramo e Bacco» – Cheramo per la ceramica e Bacco per il vino.

La collezione è situata nella Torre di Colimena. La raccolta di ceramiche, composta in gran parte da maioliche, è particolarmente significativa perché situata in una terra con una forte vocazione vitivinicola, inserita nel panorama museale pugliese in una posizione di rilievo. Le collezioni provengono da epoche e manifatture diverse e includono reperti recuperati in siti della Puglia e del Sud Italia. Questi manufatti sono particolarmente importanti perché legati al mondo dell’enologia.

Il visitatore, attraverso lo studio della terminologia legata alla destinazione d’uso dei reperti esposti, può ripercorrere usi, costumi e tradizioni del passato, oltre a esplorare la storia del vino. Si possono ammirare oggetti come trimmoni, ciceni, capasoni, ursuli e cucchi, i cui nomi derivano dalle culture latina, spagnola e greca: ad esempio, “ursulu” dal latino e “barruffu” dallo spagnolo, mentre “cuccu” ha origine greca. Questi manufatti si distinguono per la brillantezza degli smalti, la purezza delle forme, i colori vivaci e il candore delle superfici. Superata la seconda rampa di scale, l’esposizione continua all’interno del secondo e terzo piano e sulla terrazza esterna. Nel salone principale sono esposti diversi ursuli di Grottaglie, realizzati appositamente per l’apertura del Museo. Seguono l’esposizione di boccioni, capasoni, fiasche, borracce da pellegrino e damigiane. Tra i pezzi più curiosi spiccano la bottiglia antropomorfa con cappello, chiamata lu cacabuturu, dove il cappello funge anche da bicchiere per versare il vino, e la fiasca a segreto o bevi se puoi, che invita il visitatore a scoprire il suo ingegnoso meccanismo. In un’altra sala, sono custoditi frammenti ceramici rinvenuti in mare nei pressi della torre, conservati in un antico bauletto. Infine, nella parte più alta della torre, l’ultima area visitabile, sono esposti, illuminati da giochi di luce, barruffi e ciceni, simili a fari che brillano nella loro essenza storica. Per concludere, il Museo offre un’esperienza unica, capace di fondere storia, arte e tradizione vitivinicola in uno scenario suggestivo. Ogni visitatore, attraverso i reperti e le storie che questi raccontano, può immergersi in un viaggio nel tempo e nello spazio, scoprendo le radici profonde della cultura del vino in Puglia.

Walter Pasanisi