
Nel Museo Eugenio Selvaggi sono esposti prevalentemente vasi di importazione magnogreca e di produzione messapica, peuceta e daunica, realizzati con diverse tecniche: listata, a vernice nera, sovrastata e nello stile di Gnathia, coprendo un arco temporale che va dalla fine del VII al II secolo a.C. All’interno del museo sono presenti anche esemplari di coroplastica votiva. La collezione è arricchita da alcune brocche di età medievale e, soprattutto, dalle raffinate ceramiche in maiolica policroma prodotte a Grottaglie, Laterza e Casalnuovo tra il XVI e il XVIII secolo. Il manduriano Eugenio Selvaggi dedicò anni alla creazione di questa raccolta, grazie ai solidi rapporti che intratteneva con i più importanti studiosi di antichistica e archeologia tra il XIX e il primo ‘900, alcuni dei quali scrissero sulla rivista «Apulia». Questo gli permise di dar vita a una collezione tanto preziosa quanto ricca di storia. La collezione rappresenta un affascinante viaggio nel collezionismo colto dell’Italia meridionale del primo Novecento, ambientato tra le suggestive mura di una dimora storica carica di passioni, studi e impegno civico, riflettendo la figura di un uomo di singolare spessore e dinamismo culturale. Nella sala del museo sono esposti anche abiti femminili e maschili dell’ultimo quarto del XVIII secolo, appartenenti alla famiglia Selvaggi. Il museo offre l’opportunità di approfondire alcuni temi, tra cui la tessitura a telaio dei preziosi tessuti operati, il motivo decorativo detto “a meandro”, tipico di quest’epoca e presente in diversi elementi della collezione, e il processo di restauro di una marsina. Visitare il Museo “Eugenio Selvaggi” non è solo un’opportunità per ammirare opere d’arte e manufatti di inestimabile valore, ma anche un modo per immergersi in una narrazione storica e culturale che abbraccia secoli di arte, tradizione e sapere. Ogni pezzo della collezione racconta una storia, non solo di un’epoca lontana, ma anche della passione e dedizione di un uomo che ha saputo preservare e valorizzare il patrimonio culturale del territorio.
Bibliografia: Archeoclub Manduria.