Stella in fronte e coda d’asino.

C’era una volta una matrigna che alla propria figliastra faceva fare sempre i lavori più umili. Un giorno la mandò al forno a prendere il pane e quando arrivo’ vide la fornaia che stava pulendo il forno con il seno.. “Oh – disse la ragazza – no ti brusci?”.No – disse quella – no mi brusciu filu”. Le diede il pane e disse “All’assiri, retu alla porta, ‘nci so’ do’ quartari. Noni alla prima quartara, alla seconda quartara tu cala li mani dda’ intra! Puei quannu jessi ti la porta e canta lu ciucciu, tu caliti la capu, e quannu canta lu jaddu, ozziti la capu”. E così fece. Mise le mani nella giara e se le riempì tutte di oro; ragliò l’asino e abbassò il capo, lo alzò al canto del gallo e le venne una stella d’oro in fronte. Tornando a casa la matrigna la rimproverò per il ritardo, ma quando la fanciulla faceva cadere tanto oro dalle mani le chiese da dove venisse e quella le raccontò tutto.

“Ah! Mo …ggia fà scì fijama” e la donna mandò sua figlia.. Quando la figlia vide come la fornaia puliva il forno, esclamòAh! Ce’ mmucata! Cu li menni scopa lu furnu!” e la fornaia le diede il pane e disse: “ Noni alla seconda quartara, ma alla prima cala li mani intra. Puei quannu jessi all’arcu ti la porta, caliti la capu, quannu canta lu jaddu e quannu canta lu ciucciu, ozziti la capu.E così fece la figlia.. Mise le mani nella seconda giara e se le riempì di merda; uscita dal forno sentì l’asino ragliare, alzò il capo e subito le venne una coda di cavallo in fronte. Quando tornò dalla madre, si mise a piangere: “Ohi mamma, lu dindilindò, Ohi mamma, lu dindilindò!”, e anche se la madre tagliava la coda, quella ricresceva più folta di prima. La matrigna, non contenta, assegnava alla figliastra i lavori più duri e faticosi con la speranza che morisse. Invece accadde che l’Imperatore, andando al mare, la vide mentre portava le oche a pascolare, se ne innamorò e la chiese in sposa alla matrigna. Questa, più arrabbiata di prima, perché  il Re non aveva scelta sua figlia, decise di scambiare la sposa. Così, la vestì con l’abito da sposa, le coprì per bene e la portò a palazzo per le nozze. Dopo il matrimonio, l’Imperatore guardò per bene la sposa e disse: “Matonna! Comu t’a fatta brutta!”, e quella rispose: “E’ ssuta la luna e m’è lliata la mia figura; è ssutu lu soli e m’è lliatu lu mia splendori”. Ma ormai l’aveva sposata, e si doveva accontentare. Un giorno l’Imperatore andò di nuovo a mare e sentì una fanciulla cantare: “Ti mari sciamu e ti mari turnamu, la Bella del Sole doveva essere moglie all’Imperatore”. “Oh Dio! -disse quello – mi hanno tradito!”, tornò a palazzo e uccise la moglie brutta, la cucinò e la fece portare a casa della madre. Quando quella andò per mangiare si accorse che era  la figlia sua e morì per il dolore. L’imperatore e la Bella del Sole vissero felici e contenti,” jù m’acchiai e no n’ebbi niente”.

Cosimo Palumbo dai manoscritti di G. Gigli. Aggiunte e correzioni all’opera: ”Pregiudizi, Tradizioni, e Superstizioni in Terra D’Otranto”.